Definizione di Longevità
a cura della Professoressa Maria Vittoria Barone
Questa serie di articoli ha lo scopo di aggiornare al meglio delle conoscenze scientifiche, gli operatori sanitari ed il pubblico in generale per implementare e diffondere comportamenti virtuosi volti al mantenimento dello stato di salute per quanto più tempo è possibile.
La longevità è la durata della vita di un organismo superiore alla media attesa.
Per noi Italiani la vita media, con delle variazioni sensibili da regione a regione, è in media di 80,8 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne (dati Istat 2018). Dato diverso dalla media è quello sugli ultra centenari, circa 15.000 nel nostro paese.
L’individuo più longevo della storia dell’umanità, di cui si hanno dati certi, è una donna, la signora Janne Calmert, nata ad Arles in Francia nel 1875 e finita nel 1997 all’età di 122 anni. E’ interessante notare che da allora questo record è rimasto imbattuto, nessun ultracentenario ha superato, o anche raggiunto, quest’età eccezionale. Ma la vera eccezionalità della Sig. Calmert, e di molti ultracentenari, è il fatto di essere stata attiva fino a pochi anni dalla morte in ottima salute. E’ documentato, infatti, che incominciò a praticare la scherma a 85 anni, e a 100 anni andava ancora in bicicletta (1, 2).
Il numero di ultracentenari che vediamo adesso sono una cosa assolutamente nuova nella storia dell’umanità, ma quello che ci interessa di più dal punto di vista della salute, non è tanto il record dell’età, ma gli anni in salute. E’ interessante notare che la maggior parte di questi ultracentenari non si ammalano delle malattie che comunemente sono causa di morte, le malattie cardiovascolari, metaboliche, neurologiche degenerative e il cancro come le persone nate successivamente.
Un recente articolo pubblicato sulla rivista Science dimostra che nelle persone che superano i 105 anni il rischio di mortalità si stabilizza, cosa che potrebbe spiegare in parte, come mai diversi ultracentenari riescano a raggiungere spesso i 110 anni di età (3).
Analizzando l’ampio set di dati demografici fornito dall’ISTAT sugli Italiani, con particolare attenzione per quelli che hanno compiuto 105 anni tra il 2009 e il 2015 (3836 persone) i ricercatori hanno notato che il rischio di mortalità tende a stabilizzarsi nelle persone più vecchie di 105 anni. Per esempio, una persona che ha 106 anni ha la stessa probabilità di vivere fino a 107 così come una che ne ha 111 ne ha di vivere fino a 112.
Il dato è interessante se messo in prospettiva con la valutazione del rischio di soggetti più giovani. Il rischio stimato per una persona di 50 anni di morire nell’anno seguente è tre volte più alto rispetto a quello di chi ha 30 anni. Il rischio per i sessantenni e settantenni raddoppia ogni 8 anni circa. Quando si diventa centenari, le probabilità di arrivare vivi al compleanno successivo sono del 60 per cento. Tutto questo è da correlare con lo stato di salute. I soggetti più giovani non hanno la stessa probabilità degli ultra centenari perché sono meno in salute (3).
Come ci spieghiamo da un lato quest’incremento di ultracentenari in salute e dall’altro generazioni successive non in salute?
Un perfetto “balance” tra scoperte scientifiche e stili di vita hanno probabilmente favorito la comparsa di ultracentenari che vediamo adesso. Queste persone nate all’inizio del secolo scorso hanno usufruito di importanti scoperte scientifiche: gli antibiotici, i vaccini, una chirurgia meno invasiva che inserite in uno stile di vita frugale (per necessità o per tradizione) ha dato origine ad una straordinaria longevità (Figura 1).
Purtroppo però le generazioni successive, per quanto la aspettativa media di vita sia aumentata, non godono della stessa buona salute della generazione degli ultracentenari. Quindi il balance tra scoperte scientifiche e stili di vita si è alterato, con un aumento imponente di scoperte volte a curare le malattie, ma con stili di vita molto cambiati (Figura 2).
Nel prossimo articolo:
I nostri stili di vita non sono corretti per un invecchiamento in salute
1) Michel Allard. Jeanne Calment: from Van Gogh’s time to ours, 122 extraordinary years. (in inglese) New York, WH Freeman, 1998. ISBN 0-7167-3251-3.
2) Jean-Marie Robine e Michel Allard. Jeanne Calment: Validation of the Duration of Her Life, in Bernard Jeune e James W. Vaupel. Validation of Exceptional Longevity. (in inglese) Odense University Press, 1999. ISBN 87-7838-466-4.
3) The plateau of human mortality: Demography of longevity pioneers – Elisabetta Barbi, Francesco Lagona, Marco Marsili, James W. Vaupel, Kenneth W. Wachter – Science DOI:10.1126/science.aat3119
La Prof.ssa Maria Vittoria Barone, specializzata in Gastroenterologia, è stata dapprima Ricercatore e poi Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
E’ Responsabile scientifico del Laboratorio Europeo per Lo Studio delle Malattie Indotte da Alimenti (ELFID), interamente dedicato allo studio dell’interazione tra epitelio intestinale ed alimenti.
E’ autrice di circa 80 pubblicazioni su riviste internazionali peer review (H-index 34) ed è docente del corso di Laurea in Nutrizione Umana, del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, della Scuola di Specializzazione in Pediatria e del Dottorato Sviluppo Accrescimento e Salute dell’Uomo.